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Catalogo dei momenti tensori della sequenza ottenuti con un modello di velocità 1D (rosso) e 3D (verde).

Artale Harris P., Scognamiglio L., Magnoni F., Tinti E., Casarotti E.

 

La sequenza sismica del Centro Italia, iniziata il 24 agosto 2016 con un evento di Mw 6.0, è stata caratterizzata da tre eventi principali avvenuti nei primi due mesi e culminati con l'evento Mw 6.5 del 30 ottobre 2016, e da oltre 70 eventi con M4+. La posizione, la profondità e la cinematica prevalentemente normale dei meccanismi focali di questi eventi indicano che la sequenza ha avuto origine nella crosta superficiale della catena appenninica dove è attivo un regime estensionale. La complessità strutturale di questa regione gioca però un ruolo importante nella segmentazione e nell’interazione tra le faglie con forti conseguenze sul comportamento sismico e sulla meccanica della rottura delle faglie nell’area. Questa complessità è evidenziata dalla coesistenza di meccanismi focali con faglie normali a geometria variabile e, alcune volte, da meccanismi che evidenziano fagliazione a cinematica trascorrente.
In questo lavoro, analizziamo in dettaglio la variabilità delle soluzioni del momento tensore per eventi della sequenza con M4+, confrontando le soluzioni del catalogo TDMT, basato su un modello di velocità 1D, con quelle ottenute utilizzando un modello di velocità 3D. Tale modello, IMAGINE_IT, recentemente proposto per le velocità della litosfera italiana da Magnoni et al., (2020), è stato ottenuto attraverso una full-wave adjoint tomography e mostra una risoluzione più alta per la velocità delle onde P e in particolare S rispetto alle tomografie classiche ad oggi disponibili. Gli algoritmi d’inversione utilizzati per il calcolo dei momenti tensori sono: il Time Domain Moment Tensor (Dreger and Helmberger, 1993) nel caso del modello 1D e la Centroid Moment Tensor procedure (Liu et al., 2004) per il modello 3D.
La bontà delle soluzioni di entrambi i cataloghi è valutata attraverso un parametro di misfit (tau) tra dato e sintetico che tiene conto: della differenza delle ampiezze, della differenza nei tempi di arrivo delle fasi, della percentuale di secondi fittati e della variance reduction (che a sua volta rappresenta una norma L2). Inoltre, la consistenza tra le geometrie di sorgente mostrate nei due cataloghi è stata valutata attraverso lo studio dell’angolo di kagan.
I risultati ottenuti sono significativi sia perché viene proposta una revisione delle geometrie di sorgente, con potenziali implicazioni per le strutture attivate durante la sequenza, sia per la bontà e la consistenza delle soluzioni ottenute. Questo è il primo lavoro italiano in cui viene fornito un catalogo di momenti tensori calcolato con un modello 3D.